domenica 1 marzo 2015




 POVERI SOVRANI

Paul Delaroche: Morte della regina Elisabetta

 Paul Delaroche (1797-1856) fu un pittore che ebbe un successo immenso. Ma anche critiche a non finire, che attribuivano questo successo al cattivo gusto del pubblico ‘’borghese’’, i quale amava contemplare in un quadro eventi ben noti e sensazionali. In realtà, fra i suoi committenti e collezionisti vi era anche un altro genere di persone: sia la nuova nobiltà creata da Napoleone, sia gli uomini d’affari, nouveaux riches, sia anche la vecchia consolidata nobiltà. Anch’essa infatti poteva avere gusti molto borghesi, basti pensare alla regina Vittoria o a Luigi Filippo. Soprattutto, poiché Delaroche si specializzò nell’illustrare le disgrazie di nobili e sovrani sacrificati alle esigenze delle forze politiche, va ricordato che nell’800 la nobiltà riteneva, non sempre a torto, di essere in pericolo di annientamento. Facile quindi pensare che fosse sedotta da questi soggetti.
Al di là da qualsiasi critica si possa muovere a Delaroche, è indiscutibile che gli si debba riconoscere un merito: la capacità narrativa. Qualcosa di terribile sta per succedere, o è appena successo, nelle opere che egli dedica a foschi eventi storici, e gli espedienti che utilizza per indurre nello spettatore un senso di aspettativa e di angoscia sono geniali; pur essendo un artista incapace di dare ai suoi personaggi una vera espressione di tensione emotiva, l’insieme del dipinto è coinvolgente come un racconto appassionante.



I figli di Edoardo IV nella torre (ingrandite con un click)

  Alla morte di Edoardo IV d’Inghilterra, nel 1483, il tredicenne Edoardo V , pallido e malaticcio, e il duca di York, di 9 anni, vengono rinchiusi nella Torre dallo zio primo ministro, Riccardo duca di Gloucester. Uomo dal corpo deforme, ambiziosissimo e sospettoso, imprigionò molti notabili, qualcuno lo fece decapitare, si fece incoronare re col nome di Riccardo III, dopodiché fece assassinare i due giovani nipoti. La nobiltà inglese si sollevò sotto la guida di Enrico Tudor. Facendola breve, Riccardo due anni dopo fu sconfitto a Bosworth nonostante la sua superiorità numerica perché molti dei suoi uomini si rifiutarono di combattere. Fu ucciso mentre disperato vagava per il campo di battaglia (‘’Il mio regno per un cavallo…’’)
 





 Venendo al dipinto, i due fratellini prigionieri nella Torre di Londra siedono sul letto, il giovane re malato appoggiato al più giovane Duca di York. Il Duca leggeva a voce alta da un messale, ma si è interrotto, perché ha sentito qualcosa, e ora guarda ansiosamente verso la porta.





 Anche il cagnolino è all’erta, ha sentito anche lui. Sotto la porta si intravede una luce, e l’ombra di qualcuno…Poiché sappiamo l’orrore di quanto sta per accadere il dipinto ci fa rabbrividire.




Assassinio del Duca di Guisa (potete ingrandire la foto)




 Enrico III di Francia, temeva lo strapotere del Duca, ma era stato costretto dalle circostanze a nominarlo comandante dell’esercito. Quando però si riunirono gli Stati Generali nel castello di Blois il sovrano convocò nove fedeli cortigiani incaricandoli di uccidere il duca. Mentre questi si avviava a quella che credeva una convocazione del re, venne ucciso dai congiurati.







Nel dipinto non viene mostrato il momento della violenza, bensì quello successivo: il gruppo di cortigiani raggruppati a sinistra, accoglie il re che entra in quel momento nel salone, accompagnato dal suo cane, e si congratula con loro.




 
 Il vuoto piuttosto ampio che separa i vivi dal morto mette in risalto la violenza della situazione. La separazione peraltro non è così netta, perché le due sezioni del quadro sono unite dalla spada di uno dei congiurati, che si protende verso destra ad indicare il cadavere.









 E qui si vede bene la capacità narrativa di Delaroche, in quanto lo spettatore di norma ‘’legge’’ il quadro da sinistra verso destra, orizzontalmente.







L'agonia del Cardinale Mazarino


 
Accortosi della fine imminente, Mazarino si fece trasportare nella residenza di Vincennes, dove la corte lo seguì. Continuò a governare la Francia dal letto di morte sino all’ultimo, imbellettato e con i baffi ben arricciati, per non mostrare l’imminenza della morte. Il dipinto rappresenta una scena avvenuta il 22 febbraio del 1661. Il cardinale morì il 9 marzo. Il letto è circondato dalle cosiddette Mazarine, cioè le sue numerose e belle nipoti fatte arrivare dall’Italia, che lui utilizzò per i suoi fini politici, accoppiandole come più gli conveniva. Qui son presenti anche i loro mariti. Una di esse, che sta giocando a carte, mostra il suo gioco allo zio. All’estrema destra il re Luigi XIV accompagna sua madre Anna d’Austria (profondamente commossa) fuori dalla camera aiutato da una dama di compagnia. Al centro della composizione si vede il medico Guénot che si accommiata inchinandosi.
(Dopo la morte del cardinale furono in molti ad acclamare Guénot come benefattore della Francia)  




Cromwell e il cadavere di Carlo I

Si tratta di un incontro immaginario. Non è mai avvenuto che Cromwell desse un’occhiata al re che aveva fatto decapitare, ma la scena rimane ugualmente tanto plausibile da finir per sembrare storica. Cromwell è solo davanti al suo avversario sconfitto. Non cè gioia nel suo atteggiamento, sembra incapace di restare come di andarsene. In quel momento (presumibilmente solo in quel momento) sembra sopraffatto.



L'imbarcazione da parata del Cardinale Richelieu

Il cardinale torna a Parigi dopo aver sconfitto definitivamente la Spagna. Risalì il Rodano sul lussuoso battello da parata che Delaroche ci mostra. Ma in realtà si trattò del corteo funebre di un uomo ancora in vita: lo vediamo indebolito e malato (soffriva di una fistola anale evidentemente molto vasta).


 
Particolare del dipinto precedente


 Per la cronaca: una volta sceso dal battello, fu portato a Parigi su una lettiga sorretta da ventiquattro uomini, grande abbastanza da contenere il suo letto, un tavolino, una sedia e un segretario. Morì, il giorno dopo l’arrivo, a 57 anni.



Esecuzione di Lady Jane Grey
 
 Ad Enrico VIII era succeduto l’unico erede maschio, Edoardo VI, debole e malato. La linea di successione prevedeva, dopo il povero Edoardo, Maria Tudor figlia maggiore di Enrico VIII, e poi Elisabetta Tudor. Subito dopo c'erano i discendenti della sorella minore di Enrico VIII, sposata col duca di Suffolk: tre ragazze giovanissime, di cui la maggiore aveva circa 16 anni, Jane Grey, studiosa e intelligente. Mentre il reuccio si avviava verso un definitivo declino, si mise in moto una congiura da parte del consigliere del re John Dudley, Duca di Northumberland, per impedire la salita al trono Maria Tudor (cattolica ligia al papato). Fa sposare il proprio figlio alla riluttante Jane (tanto riluttante che il padre la convince riempiendola di bastonate), altera il testamento di Enrico VIII tramite il piccolo re infermo, facendo pressione sul suo convinto anglicanesimo, riesce a fargli emanare una nuova norma di successione che trasferisce i diritti delle sorelle Maria ed Elisabetta, alla cugina Jane e agli altri parenti Grey. Con pressioni di vario genere Northumberland riesce a far firmare lo stupefacente documento ai membri del Consiglio Reale. Non appena il piccolo re muore (di tubercolosi) viene comunicato a Jane Grey che secondo il suo testamento, è proclamata regina. L’onore, non richiesto, né aspettato, né tantomeno desiderato, dura nove giorni, fino all’arrivo di Maria Tudor, nel frattempo avvisata. Il popolo è con lei, i consiglieri voltano gabbana, e Maria (che verrà in seguito chiamata La Cattolica e La Sanguinaria) fa giustiziare Northumberland. Jane e il marito vengono rinchiusi nella Torre. Maria vorrebbe anche graziarli, perché palesemente incolpevoli, ma il padre di Jane si rivela criminalmente ostinato, si immischia in una nuova congiura, viene scoperto, e la sua morte, nonché quella dei due ragazzi diventa inevitabile. Jane arriva quasi con sollievo davanti al carnefice, e con grande dignità: ha solo 17 anni ma non ne può più di esser manovrata e usata. Delaroche ci mostra un carnefice con lo sguardo rivolto a terra. E’ solo il suo lavoro, ma appare vagamente in imbarazzo. (Ne parlo più diffusamente qui)



Filippo Lippi innamorato della sua modella

 Un po’ di gioia finalmente, a illuminare questa tela: vi è raffigurato il giovane e allegro frate Filippo Lippi, amante dei piaceri della vita, il quale, nominato cappellano nel Convento agostiniano di Santa Margherita, si innamora della giovane monaca Lucrezia Buti. Dopo averla fatta posare per una pala destinata al medesimo monastero, convince Lucrezia a fuggire dal convento portandola a vivere nella sua casa acquistata a Prato. Un anno dopo Lucrezia darà alla luce il primo figlio, Filippino e sarà solo per l’intercessione della famiglia Medici che papa Pio II concederà ai due nel 1461 lo scioglimento dei voti. Il Lippi non sposerà mai Lucrezia, ma ne farà la modella immortale e dolcissima dei suoi dipinti, dalla Salomè del ciclo di Prato alla Lippina degli Uffizi, che darà vita ad un vero e proprio genere copiato per secoli.
Questo dipinto illustra una vicenda realmente avvenuta, ma viene meno la narrazione storica tipica delle opere precedenti. Qui Delaroche sembra piuttosto ispirarsi ai pittori di genere olandesi del ‘600, e ci mostra il gaio Filippo nel momento in cui dichiara il suo amore alla suora: lei appare forse incerta, ma non turbata né reticente.

FINE








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