giovedì 1 gennaio 2015




CENA DI CAPODANNO




Cena, e non cenone. Da sempre il capodanno dalle mie parti si festeggia in sordina. Una cena tranquilla con ritmo lento, un fine cena che coincide con la mezzanotte, un brindisi per iniziare l'anno e concludere il pasto, pochi parenti-amici, tv rigorosamente spenta, niente botti. A qualcuno potrà sembrare inadeguato, ma le poche esperienze avute di capodanni in stile più chiassoso e festaiolo le ricordo con terrore. Una volta fui obbligata ad una specie di gara di canto, in cui dovetti esibirmi in pubblico (un centinaio di persone quasi tutte sconosciute), con una canzone di mia scelta, per evitare una penitenza ancora più imbarazzante dell'esibizione stessa. Considerando che il mio livello di conoscenze musicali è vicino allo zero, e che sono timidissima, fu una triste esperienza, che avrei scambiato volentieri con partite di tombola e simili.  
Comunque, la cena di capodanno della notte passata è l'argomento di questo post. 
Eravamo in sette e non abbiamo strafatto. Questo era il menu: 

Frittelline dolci di zucchine per accompagnare un 'Negroni'.




Zampone con lenticchie (giusto un assaggino simbolico).



Petto d'anatra affumicato, all'arancia.




Tagliatelle ai funghi freschi e secchi, con un abbondante tocco di olio al tartufo (gradito dono di mia cugina) e zafferano.

Cappone ''alla Fauchon'', piatto inventato dopo una visita a Parigi, accompagnato da tre salse: due a base di maionese, e una gelatina di mandarini.

Il nome del piatto ha avuto questa genesi: in Place de La Madeleine ci eravamo fermati davanti alle vetrine del famoso negozio di gastronomia. Vi erano delle tacchinelle coperte da guarnizioni di frutta e ghirigori di paté, ben lucidate con gelatina. Incantati davanti a queste pietanze trionfali, belle e pronte per un buffet elegante, avevamo cominciato a scattare foto per riprodurle poi a casa. Curiosamente, una volta finito di scattare, avevamo visto che dietro di noi si era formata una coda ordinata di una trentina di giapponesi che aspettavano educatamente il loro turno, tutti armati di macchina fotografica, senza aver visto neanche di che si trattava. Aggiungo qui sotto una di quelle foto, che mi son servite come ispirazione.
 
 Il menu si concludeva con la mia solita mousse di cioccolato bianco, stavolta con marron glacé e una spolverata di cacao. La ricetta la trovate qui.



Poi, per onestà, devo confessare che la cena si è conclusa in maniera disonorevole, in quanto ho servito un caffè che era un'orribile cioffeca, ma così orribile che è stata lasciata nelle tazzine.
Vabbè, è andata così... 


 

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